Orientamenti programmatici per il 2019-2024
Per la sinistra - liberi, uguali è la lista di chi ha tenuto viva, dentro e fuori le istituzioni comunali, l’unità della sinistra democratica di Bagno a Ripoli, a partire alla difesa della Costituzione al referendum del 2016 e dall’esperienza di Liberi e Uguali alle elezioni politiche del 2018. È la lista di chi lavora per la ricostruzione, in Italia, di un solido partito del lavoro e del progresso sociale, un partito che accetti la sfida del governo e al tempo stesso dia battaglia a un presente misero e minaccioso: un grande partito che ancora non c’è, ma senza il quale nessun argine contro la destra reazionaria e populista sarà mai robusto abbastanza. È una lista a un tempo unitaria e autonoma: unitaria perché parte della coalizione di centro-sinistra a sostegno della ricandidatura a sindaco di Francesco Casini, autonoma perché dotata di quello stesso spirito, franco e costruttivo, che ha guidato l’azione di Laura Franchini e Mirko Briziarelli, i nostri consiglieri comunali uscenti. È una lista ricca di energie giovanili e femminili, ma che include figure significative del passato politico di Bagno a Ripoli, tra cui due ex presidenti del Consiglio comunale: per edificare il futuro è necessario non rottamare né rinnegare la storia da cui si viene.
Nel volantino di presentazione, già presente su questo sito, abbiamo enucleato dieci punti della nostra proposta amministrativa, a integrazione del programma comune di coalizione. Di seguito offriamo un’esposizione più discorsiva di quanto vorremmo che il futuro dei prossimi anni riservasse al nostro comune.
In generale sull’urbanistica
Quel che interessa ai cittadini è conoscere quale idea abbiamo per l’avvenire del nostro territorio, impattato dalla terza corsia dell’Autostrada del Sole e dalla variante di Grassina, nonché percorso da un traffico non regolamentato proveniente dal Chianti, dalla Valdisieve e dal Valdarno. L’obiettivo principale è la salvaguardia di un territorio dalla vocazione agricola e naturale. Ciò significa contenere il consumo di suolo, senza rinunciare alla riqualificazione dei nostri centri urbani.
Gli investimenti di aree di territorio agricolo dovranno far parte di un comparto strettamente connesso alle attuali esigenze dell’abitato in termini di riqualificazione, concetto che permette di quantificare con razionalità i costi e i benefici dell’intervento, sia economici sia di investimento del territorio. Senza tenere conto di tale parametro, non è condivisibile nessuna proposta.
Per il resto, resta l’impegno da parte nostra di chiedere qualità alla progettazione, qualità nell’uso dei materiali, sempre alla ricerca dell’alta autosufficienza energetica. Inoltre si privilegino forme di aggregazione edilizia basate sul cohousing e il coworking (forme di convivenza sociale sull’abitazione e sul lavoro), sempre più moderno e al passo con i tempi, sia per il recupero del patrimonio edilizio esistente, sia per i nuovi agglomerati urbani.
Attività produttive
Non poniamo certo ostacoli al consolidamento delle aziende esistenti, sempre che tuteli l’ambiente con adeguati investimenti. In questo senso pensiamo a Fendi, a Scervino, ad altre eccellenze già presenti nel nostro comune. Interessanti convegni nelle precedenti legislature hanno coinvolto le attività medio piccole che compongono il sistema-lavoro a Bagno a Ripoli. Bisogna prestare attenzione alle esigenze variabili delle aziende durante un periodo lavorativo, sburocratizzando le procedure per l’insegna o per la tettoia: ad esempio potrebbe essere sufficiente, per autorizzarne la costruzione, un patto convenzionale; finita l’esigenza si dovrà smontare e ripristinare lo stato dei luoghi, senza troppi intoppi burocratici.
Altrettanto possiamo dire sulle aziende agricole: in questo senso la Regione Toscana è venuta incontro, con l’attuale normativa, alle loro esigenze. Il Comune potrebbe dare segnali ulteriori incontrando agricoltori, piccole aziende in via di sviluppo destinate sempre più al turismo rurale piuttosto che al ricavato dell’olivo. Naturalmente la specificità del territorio di Bagno a Ripoli, con i suoi oliveti, sarà da curare e mantenere; in questo senso, occorrerà recuperare risorse importanti e non sempre alla portata di tutti. Uno sportello comunale potrebbe agevolare i finanziamenti, sottoponendo alle aziende percorsi per accedere a finanziamenti regionali ed europei, di cui molti non conoscono neppure l’esistenza, soprattutto per le ardue pratiche da affrontare.
Questo potrebbe essere il vero aiuto ai cittadini, agli imprenditori, ai giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro: l’Amministrazione si proponga come cinghia di trasmissione verso il mercato più ampio. Decine di anni fa si parlava di albergo diffuso per il nostro comune: una ricettività turistica in campagna senza aumenti di volumetria, o tutt’al più con elementi mobili da convenzionare, per dare risposte ad un sistema in evoluzione.
Le risorse economiche nel nostro territorio sono ricche di eccellenze anche di piccola dimensione, ma non per questo meno importanti. Per agevolarle sarebbe utile, come già accennato, ridurre le incombenze burocratiche necessarie al semplice spostamento di un macchinario, di una porta o di una insegna pubblicitaria, o alla modifica di una attività commerciale o di somministrazione. In alcuni casi le procedure potrebbero essere eseguite con un call center che registri una modalità anche verbale di cambiamento, senza ricorrere sempre al professionista.
Una particolare menzione va fatta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo problema deve essere preso di petto e superato in modo drastico; occorre sollevare l’asticella della qualità della vita nei luoghi di lavoro con una cultura sempre più assidua ma non penalizzante, coerente con il dlgs 81. La Pubblica amministrazione potrebbe contribuire a quest’obiettivo creando le condizioni di appaltare le opere pubbliche non al massimo ribasso, cioè penalizzando sempre più spesso i lavoratori e riducendo le garanzie essenziali sulla sicurezza, ma premiando i prodotti e le imprese che usino criteri da statistica “infortuni zero”.
Oltretutto guardiamo con preoccupazione alle condizioni che il modello di sviluppo ha prodotto sulla forza lavoro e sulle difficoltà di inserimento a tempo indeterminato, in particolare della forza lavoro giovanile, nelle aziende del territorio. Per l’importanza del coinvolgimento delle Amministrazioni comunali in una situazione globale, che non consente l’indifferenza e la ghettizzazione in argomenti strettamente inerenti il ruolo di gestione di un Comune, è necessario volgere lo sguardo anche verso problematiche che hanno raggiunto gravi limiti sociali.
È importante studiare una forma di convenzione con le aziende, affinché possano essere assunti a tempo indeterminato ragazzi e ragazze qui residenti (da definire un limite di età e la quantità per ogni azienda, in rapporto al numero dei dipendenti già in essere nel sito). Pur conoscendo i limiti di una tale proposta, che va ad impattare su regole e concezioni di vario genere, anche sindacali, secondo noi potrebbe essere comunque un segnale importante, un inizio tale da portare un po’ di attenzione su questa carenza e su un argomento che purtroppo non sembra riscuotere l’interesse, primario, che invece merita.
Tali prospettive di sviluppo per il nostro comune non possono prescindere da un sistema infrastrutturale adeguato, negli assi principali fino a oggi irrisolti: variante di Grassina, variante di Vallina.
Viabilità
La viabilità dell’abitato di Grassina e la sua ristrutturazione urbanistica sono strettamente legate. Finché non sarà realizzata la variante tutte le previsioni sono, come dire, solo sussurrate. Occorre comunque pensare al futuro di Grassina dopo la variante: quale sviluppo dobbiamo ipotizzare e come rinvigorire il tessuto commerciale.
Il dibattito può essere interessante se le forze politiche in campo, così come le attività commerciali e le attività sociali, si faranno promotori di un dibattito, quindi di una proposta frutto di un ragionamento collettivo. Resta essenziale per Grassina avere una nuova collocazione come centro importante, dove la qualità e la capacità imprenditoriale siano alla base di uno sviluppo economico del domani: inizio della Via del Chianti, albergo diffuso e centro di attività commerciali e promozione turistica. È ovvio che va risolto in via definitiva il collegamento pubblico con attrezzature adeguate: tranvia, bus, navette, anche in previsione all’apertura del reinsediamento produttivo di Capannuccia nell’area dell’ex fornace.
Fondamentale, per Grassina, evitare il potenziamento del campo di calcio della Casa del Popolo; a nostro avviso il polo sportivo dovrà rimanere quello di Ponte a Niccheri, perché l’area dedicata ai servizi scolastici e sportivi non può che avere una naturale collocazione centrale rispetto al sistema dei paesi della valle dell’Ema. Mentre si profila una riqualificazione dell’area della Casa del Popolo, lo spazio in questione è e resta fondamentale per Grassina. Oltre a porre rimedio all’atavica mancanza di parcheggi, si può ipotizzare un ampio spazio all’aperto: abbiamo tanta necessità di spazi ricreativi e di socializzazione. Potrebbe essere interessante proporre un museo/giardino di arte moderna all’aperto, considerando la presenza di numerosi artisti residenti sul nostro territorio e la possibilità di valorizzarne il lavoro con una struttura che contenga la fondazione degli artisti contemporanei; in alternativa uno spazio per le attività ludico-culturali, come teatro e cinema all’aperto, o uno spazio contenuto per le attività sportive (un campo di calcio a 7 o due campi di calcio a 5), lasciando spazio al mantenimento di una attività di socializzazione com’è quella del Calcit e della Casa del Popolo di Grassina. Sarebbe altresì importante la creazione di un collegamento pedonale protetto con la Fratellanza popolare di Grassina, defilata rispetto al centro del paese ma sempre importantissima per la sua funzione.
Quanto a Vallina, per lo sviluppo industriale e per il mantenimento delle attività produttive resta certo indispensabile porre rimedio all’attuale situazione. Bisogna porre l’attenzione sulla razionalizzazione dei flussi da e per Firenze dei comuni a monte di Bagno a Ripoli. Queste realtà hanno previsioni urbanistiche che negli anni si sono concretizzate ma che non hanno mai tenuto conto dei flussi di traffico che il nostro comune, alle porte della città, ha dovuto assorbire.
Possiamo chiedere di poter individuare strategie più mirate a fronte di uno sviluppo dei flussi, soprattutto dopo l’apertura della variante di Grassina. La viabilità nel nostro territorio comunale è fortemente caratterizzata, per le ragioni suddette, da un attraversamento puro, senza ricaduta economica sul territorio: ragione per cui riteniamo essenziale avere uno studio sul traffico, un’analisi territoriale sugli sviluppi che i Comuni limitrofi hanno in progetto nell’ambito specifico dei loro piani urbanistici. Quest’ultimo studio resta propedeutico a ogni previsione di viabilità futura.
In questo contesto si colloca bene il tema della tramvia. Noi proponiamo di contenere il più possibile – nelle opere connesse al capolinea e nel generale futuro dell’area – il consumo di suolo fra viale Europa e fiume Arno e di lavorare a un forte collegamento tra il capolinea e l’ospedale di Ponte a Niccheri. Limitare le emissioni di anidride carbonica, ridurre l’uso dell’auto, progettare e realizzare edifici energeticamente efficienti, significa occuparsi realmente dell’ambiente.
Mantenendo fermo il rispetto dell’ambiente e della sua natura, che purtroppo ha subito ferite non sanabili, il nostro appello è a non continuare a peggiorare la situazione. In questo senso occorre impegnare il Comune alla massima attenzione ambientale – specie sul rimodellamento di San Donato, effettuato con le terre di scavo per la nuova galleria dell’Autosole – con il ricorso a ulteriori competenze rispetto a quelle già disponibili.
Scuola ed edifici scolastici
Per tutto ciò occorre avere un alto concetto di qualità sull’istruzione. Il Comune può fare la sua parte proseguendo l’impegno che ha sempre messo sugli edifici scolastici e non solo. Oltre alle importanti ristrutturazioni, fatte con i finanziamenti statali dei governi passati e che l’Amministrazione ha saputo sfruttare al meglio, riteniamo vi siano ancora alcune strutture scolastiche ormai desuete. Ci vuole coraggio, per ampliare plessi e dismetterne altri, sempre nello spirito della qualificazione dei centri urbani. Si prenda ad esempio la scuola della vecchia piazza di Grassina, a Tegolaia: la sua dismissione potrebbe qualificare fortemente quella piazza, congestionata dal traffico e dal parcheggio selvaggio. A Grassina, strutture che possono ospitare alunni ve ne sono: sono la scuola di Bubè e la scuola di Lilliano e Meoli. Di quest’ultimo plesso potrebbe essere migliorata la fruizione, con l’eventuale accesso dalla variante. Si può pensare anche al recupero del pedibus attraverso associazioni del volontariato, attraverso la pedonalizzazione e il miglioramento delle piste ciclabili e pedonali dei nostri centri abitati, senza affollare i plessi scolastici con le auto.
Una sottolineatura sulle progettazioni pubbliche: si poteva osare di più sul risparmio energetico e la produzione di energia. Vi sono esempi in Europa di edifici pubblici che producono fino a 300Megawattora annui di energia. Nel nostro territorio, ricco di sole, abbiamo l’opportunità di sfruttare questa energia importante a costo zero. Se è vero che il progetto e la realizzazione costano, tale resta un modello di sviluppo da incentivare con collaborazioni universitarie e finanziamenti europei.
Sociale e sanitario
Abbiamo assistito in questi ultimi anni a un’accresciuta distanza tra la struttura ospedaliero- assistenziale e il cittadino. Troppo spesso le richieste d’aiuto per le famiglie con anziani in difficoltà, pur considerate meritevoli di finanziamento, non sono erogate per mancanza di finanziamenti, oppure per una burocrazia farraginosa. Occorre riuscire a recuperare un ruolo determinante dei sindaci all’interno del sistema socio-sanitario, ruolo attualmente assente o poco attivo nell’esprimere il ruolo politico e d’indirizzo. Oggi che l’ampliamento dell’ospedale di Santa Maria Annunziata (OSMA) è ormai a conclusione, con un pronto soccorso all’avanguardia nel sistema sanitario, occorre rimarcare il ruolo essenziale della sanità pubblica, attraverso la riduzione delle liste d’attesa, la qualificazione del personale ospedaliero e soprattutto la caratterizzazione dell’ospedale non solo come pronto soccorso, ma anche come struttura comprensiva di settori di eccellenza, come quello oncologico. Quest’ultimo dovrà acquisire sempre più ampiezza e sviluppo nella prevenzione e nella cura dell’ammalato oncologico, il quale necessita di assistenza psicologica, assistenza riabilitativa, assistenza familiare. Il positivo esperimento dell’assistenza domiciliare è sicuramente un vantaggio che possiamo e dobbiamo migliorare, mettendo le famiglie in condizioni di ospitare con serenità anche un percorso di lutto.
Il nuovo centro di pronto soccorso dovrà immancabilmente costituire il polo sud del primo intervento sanitario per tutta l’area di competenza. Occorre una stretta collaborazione fra Amministrazione comunale e Regione Toscana, per trovare tutte le formule necessarie a finanziare il trasporto pubblico sopracitato (OSMA-capolinea tramvia 3.2), migliorare gli spazi di parcheggio e pedonalità dell’area intorno alla struttura ospedaliera, potenziare con incentivi regionali i mezzi meno inquinanti rispetto all’attuale parco macchine, anche quello in dotazione alle associazioni di volontariato.
All’ordine del giorno resta il tema del rapporto fra paziente e medico di base e del ruolo di quest’ultimo nel sistema sanitario regionale. Noi crediamo nella rivisitazione del rapporto contrattuale dei medici di base, nel senso della loro parificazione con i medici ospedalieri, a deciso contrasto dell’avanzare del sistema privato. Un ruolo importante avrebbe potuto giocare la Società della Salute, con politiche territoriali miranti a coinvolgere i Comuni in un progetto di vera aderenza al territorio di riferimento, evitando le progettazioni calate dall’alto all’insegna del risparmio e deleterie per il tessuto sociale.
Cogliamo l’occasione per esprimere profonda contrarietà al regionalismo differenziato perseguito dalle regioni del Nord: esso mette in discussione i princìpi cardine della convivenza civile nazionale, in termini di scuola e di diritto alla salute.
Beni pubblici
In questo contesto politico si colloca bene la discussione e il dibattito sui beni comuni, in particolare Mondeggi. Questa realtà ha coinvolto, in particolare, un gruppo di giovani che s’ispirano all’obiettivo del mantenimento a fruizione pubblica del patrimonio di Villa Mondeggi. Esperienze simili sono presenti in tutta Italia. La Pubblica amministrazione deve mostrarsi permeabile a tali spinte, affiancando professionalità che riducano progressivamente le tensioni sorte intorno a questa materia. Ciò conduce a soffermarci sul patrimonio culturale presente sul territorio, facendolo diventare modello di sviluppo e opportunità di impiego per giovani sia nel mondo dell’agricoltura sia nel mondo del turismo, sia nel mondo della cultura come patrimonio e sviluppo. È necessario, rispetto agli ultimi decenni, avere un’idea più forte della gestione del patrimonio comunale o comunque presente nel comune: pensiamo, oltre a Mondeggi, ad altre realtà come le Gualchiere di Remole, Villa Monna Giovannella un tempo pubblica, Villa Pedriali, ed altre strutture riportate a sfoggiare uno splendore originario, come il Bigallo e la Fonte delle Fate, ma che non hanno avuto lo sviluppo sperato.
Questi temi culturali e del patrimonio pubblico possono essere presi ad esempio per lo sviluppo del settore lavorativo, anche e soprattutto da parte di giovani che abbiano voglia di cimentarsi in esperienze e sviluppo professionale tutto da sollecitare.
Quanto al servizio idrico integrato, occorre presidiare in ogni sede il percorso per la ripubblicizzazione dell’acqua secondo il modello in house (società di diritto privato, ma totalmente in mano agli enti pubblici), in ottemperanza al referendum del 2011 e agli atti d’indirizzo varati nel corso del 2017 dalla Conferenza territoriale n. 3, dalla Regione Toscana e dall’Assemblea idrica toscana, operando perché la proroga triennale concessa a Publiacqua alla fine del 2018 dia modo agli enti locali di prepararsi finanziariamente e organizzativamente a rilevare le quote del socio privato.
Sport
Non si può procedere a una analisi territoriale e socio-santaria senza affermare l’indispensabile ruolo dello sport. Il nostro comune è dotato di molti servizi importanti (palestre, campi da calcio e da tennis, un vicinissimo stadio di atletica); potrebbe arricchirsi di una piscina pubblica, servizio presente in alcuni comuni della zona. Crediamo indispensabile ottenere finanziamenti e sinergie, anche col privato, per riuscire a programmare e progettare un sistema integrato fra piscina pubblica (con struttura sia all’aperto che al chiuso) e sistema di spa per la compensazione dei costi di gestione della piscina pubblica, in un’area a prevalenza non urbana ma inserita in uno spazio aperto nel verde. A questo proposito possiamo ipotizzare un’area che si relazioni anche con le attività produttive in espansione nel nostro territorio, come ad esempio la zona del parco di villa Mondeggi in adiacenza alla nuova fabbrica di alta moda della Società Fendi, puntando ovviamente su strutture ad impatto limitato ed ecologico anche dal punto di vista energetico.
La diversificazione dei servizi al cittadino è essenziale per lo sviluppo di una società moderna e al passo con i tempi: non possiamo concentrare tutto su alcuni sport di base, ma dobbiamo dare modo ai giovani di cimentarsi con altre attività, in grado di permettere una vita sana anche in prospettiva di un’età più avanzata.
Integrazione
Stante l’attuale maggioranza al governo nazionale, si è ulteriormente accorciato il periodo dell’accoglienza a carico e cura dello Stato. Il momento più delicato per le persone richiedenti asilo è il momento in cui, senza aver sviluppato un’adeguata rete sociale di sostengo o senza aver completato un percorso di formazione-lavoro o avere trovato un inserimento lavorativo e/o abitativo di qualsivoglia genere, devono lasciare i centri di assistenza. Le persone fluttuanti in questo limbo sono destinate alla marginalità e a rafforzare le convinzioni indotte dalla propaganda della destra: che i rifugiati siano “solo” migranti economici, venuti in Italia a vivere di espedienti o di assistenza, o per delinquere. È quindi dovere degli enti locali facilitare percorsi di inserimento, anzitutto abitativo, ma anche scolastico e formativo/professionale di questa parte di popolazione immigrata, spesso la più giovane e quindi più fragile.